Rp Sardegna onlus

Associazione ciechi ipovedenti retinopatici sardi

Salta la barra di navigazione e vai ai contenuti

Vai al menu del sito




Sezioni del sito:

Vai su


Contenuti

Se l’handicap da bisogno personale si trasforma in fatto categoriale e discriminatorio

4 gennaio 2011

Le indicazioni dell’o.d.g del Consiglio Regionale della Sardegna e le successive raccomandazioni della 7° commissione consiliare, sono state recepite in un’altra delibera destinata ad apportare modifiche sui progetti personalizzati.

Le nuove decisioni del provvedimento mirano a:
1. confermare una disponibilità di risorse sufficienti a garantire il livello della spesa effettiva del 2010;
2. impegnarsi, nel caso ciò fosse necessario, a proporre al Consiglio regionale di incrementare le risorse fino ad un limite di 116 milioni di euro.
Al momento non è chiaro con quali modalità verrà assicurato il finanziamento. Da notare che le previsioni finanziarie negli ultimi 6 anni sono sistematicamente sottostimate perché le domande di contributo sono state sempre notevolmente crescenti.
Tuttavia in caso di carenza di finanziamenti, varrà la graduatoria che viene confermata e di cui, abbiamo già sottolineato le iniquità e le distorsioni.
Le graduatorie, infatti, non si basano sulla disabilità (scheda salute), ma sul punteggio generale su cui ha maggiore incidenza il contesto e non la gravità. (esempio. Il punteggio per i soli servizi è superiore alla scheda salute per un caso di distrofia muscolare!)
In caso di carenza di finanziamento nella delibera, viene comunque introdotto in via precauzionale un taglio ai finanziamenti dei singoli progetti.
3. ridurre in misura percentuale identica il contributo destinato a ogni singolo piano presentato in caso di maggior fabbisogno finanziario rispetto alle risorse disponibili (del. 45/18).
La modifica introdotta detrae con la stessa percentuale per piani diversi a prescindere dal contributo, non prevedendo la progressività. Così, nel caso di progetti che si aggirano intorno a 1350 euro, non rimangono neppure le risorse minime per una dimensione progettuale che, comunque, rimane nell’indeterminatezza a nel tempo perché legata a decisioni successive derivante dal numero dei disabili richiedenti.

Scheda salute
La “scheda salute” rimane identica e dovrà essere compilata e firmata dal Medico di Medicina Generale o
Medico di struttura pubblica o Medico convenzionato che ha in cura la persona con disabilità.
Riconfermiamo l’inutilità della visita medica perché adempimento di ulteriore replica sottolineando che le maggiori sperequazioni sono proprio nel punteggio delle singole voci di questa scheda. (Esempi: sclerosi multipla e distrofia muscolare oppure schizofrenia…)
Tra l’altro l’esperienza condotta in questi mesi dimostra l’insorgenza di altre ingiustizie quali la corresponsione diversificata dell’onorario al medico oppure valutazioni diverse per identica disabilità.

Modifiche alla Scheda sociale
Viene confermato il limite dei 65 anni che determina una consistente riduzione del contributo al 35%.
In questo modo si afferma che il diritto non è legato alla cittadinanza ma all’età!
Si aggrava, rispetto alla precedente delibera, l’incidenza del criterio dell’età che costituisce vero e proprio criterio discriminatorio.
Per questa via si afferma l’esistenza dell’handicap dell’età. L’unico handicap che non potrà mai essere superato neppure dalla tecnologia e dalla scienza futuribile!
Vengono persino introdotte età per determinare approssimativamente l’aspetto congenito ed evolutivo! Naturalmente per valutarne un punteggio differenziato e pertanto ingiusto.
Siamo in presenza di una vera e propria confusione tra patologia, disabilità ed handicap. Per questa via il diritto passa da universale a categoriale (bambini, adulti, ultra 65enni, anziani, ultracentenari peraltro già contenuti nella delibera del 2007)
Anziché distinguere fra prestazioni, si distingue per età non tenendo conto che esiste uno stesso bisogno in età diverse.

Tipologie delle prestazioni e attività
Nella delibera regionale anziché procedere alla differenziazione tra prestazioni per i livelli di autonomia e quelli di assistenza tradizionale, si è proceduto all’abbinamento tra prestazioni alla persona e assistenza domiciliare.
Viene pertanto esclusa, nel caso degli ultra 65enni, la priorità di prestazioni per l’autonomia personale privilegiando quelle per attività assistenziali.
Manca ancora una volta, la descrizione specifica delle prestazioni e delle attività coerenti con la disabilità. Ad esempio, la riabilitazione culturale, sociale, l’educazione alla tecnologia assistiva per la comunicazione.
Per gli ultra 65enni vengono confermate la restrizione immotivata della gamma delle prestazioni e delle attività perché non vengono previste attività sportive, socializzazione, educative e rieducative (riabilitazione sociale o culturale).
Vengono di fatto individuate prestazioni e servizi avendo presente i vecchi e gli anziani ultra 80enni!
Anziché procedere alla distinzione fra assistenza domiciliare e personale e attività di integrazione, si continua a pensare ad interventi che poco hanno a che fare con l’elevamento dell’autonomia personale.
Ciò pone, ancora una volta, la necessità di distinzione fra interventi di mantenimento (destinati alla non autosufficienza) e di aumento del livello dell’autonomia personale (riabilitazione e abilitazione sociale).
Forse sfugge il fatto che l’aumento di autonomia è occasione di alleggerimento del carico familiare. Esiste in merito una reciprocità ma non sempre è fatto scontato.
In questa direzione appare ineludibile la presenza dei servizi comunali o territoriali. Ma anche su questo punto occorre operare la scelta: l’attuale finanziamento non prevede risorse ai Comuni che non possono attivare servizi con conseguente aggravio del carico familiare.
Manca infatti, la definizione del ruolo del comune nella co-progettazione. Viene solamente previsto il mero adempimento burocratico della firma del dirigente responsabile di servizio.

La gravità
Il criterio dell’età, divenuto dirimente, spinge verso una sottovalutazione della gravità. La pluripresenza di disabili viene ridotta nella valutazione e viene introdotto un assegno di cura di 3000 euro. In alcuni casi si rivela una valutazione positiva ma in altri casi è una vera e propria penalizzazione derivante dall’uso massivo del punteggio a “fasce”.
Ancora una volta non si fa riferimento alla pluridisabilità nella stessa persona di cui molti aspetti sono totalmente assenti nella scheda di valutazione.

Valutazione e punteggi
Viene confermata la parità di punteggio fra valutazione della disabilità e valutazione del contesto socio-familiare (aggravamento e/o povertà).
Naturalmente dalle esperienze precedenti e confermate nell’attuale fase, il punteggio nella stragrande maggioranza dei casi vede la prevalenza del punteggio di contesto (aggravamento o carenze) sul punteggio della disabilità.
Età, aspetti congeniti ed evolutivi, ritocchi a fasce di orario per carenze di servizi o carico familiare, modificano le nuove valutazioni ma senza incidere sull’essenza della finalità primaria della legge 162/98.
Non è stata, quindi, invertita la situazione, andando in contrasto al requisito fondamentale per l’accesso al contributo consistente sulla gravità.

Aspetti positivi
La Soglia minima al di sopra della quale scatta la riduzione è elevata a 9 mila euro.
Le percentuali di incidenza sul reddito (ISEE) vengono ricalibrate verso il basso. Le future compartecipazione alla spesa sono state ridotte ma non appaiono coordinate con le compartecipazioni adottate dai comuni.
Anche in questo caso il ricorso alle “fasce” genera notevoli ingiustizie e iniquità.
Le scadenze e le proroghe, finalizzate alla rivalutazione dei progetti, consentono il riconoscimento per due mesi di un contributo pari a quello percepito nell’anno precedente ripartito per dodicesimi.

Considerazioni finali
Nella nuova delibera non vi sono scelte positive perché le distorsioni, le ingiustizie, le iniquità e le disparità sono più pronunciate. Viene mantenuta e aggravata l’odiosa discriminazione dell’età. Infatti il criterio dell’età non solo viene confermato ma diventa preferenziale per le prime fasce di età e addirittura per l’insorgenza della disabilità e/o patologie.
Viene aumentata di fatto la prevalenza della povertà di contesto e l’aggravamento socio-familiare anziché una valutazione corretta del bisogno derivante dalla condizione personale (disabilità). Non viene operata l’inversione sulla tipologia delle prestazioni. Permane la preferenza delle prestazioni assistenziali tradizionali che vengono accorpate anziché distinte tra quelle dirette alla persona e al contesto. Rimane indistinta la congruità, la coerenza, la finalizzazione e l’appropriatezza delle prestazioni programmate. Rimane l’ingiustificata dichiarazione dell’indennità e provvidenze percepite. Viene abbassata la riduzione del contributo basata sull’ISEE non operando la distinzione con prestazioni personali e relativo reddito personale. Viene mantenuta la certificazione medica sulla scheda (ulteriore visita medica per la cosiddetta scheda della salute ma di fatto improntata ai comportamenti), senza nessun criterio orientativo per cui vengono confermate le diversità di valutazione per identiche disabilità.
La gestione dello stanziamento previsto è finalizzato a ripartire le risorse all’interno del contesto socio-familiare e all’abbassamento delle riduzioni e compartecipazioni. Si è in sostanza spalmato lo stanziamento, mantenendo l’impostazione degli anni precedenti con le negatività più volte sottolineate.
Manca la definizione del ruolo dei comuni e delle ASL per una valutazione e una coerente programmazione.
Mancano le scelte preminenti per sostenere la vita indipendente e per l’autonomia personale di tutte le persone con disabilità grave.
Sono questi gli aspetti decisivi la cui rimozione si accompagna all’esclusione ed emarginazione delle associazioni che da sempre si battono per individuare scelte per tutti in base al solo criterio del bisogno.
Risulta, pertanto, inaccettabile una decisione che per un verso nega il diritto del cittadino e genera discriminazione e disparità fra identici bisogni nella esigibilità delle prestazioni.
La FISH-Sardegna è impegnata per superare queste negatività e intende operare per creare situazioni o condizioni favorevoli, per affermare proposte a carattere universalistico adottando iniziative coerenti.

Cagliari, 27 dicembre 2010
 

Copyright © RP-Sardegna - via Giorgio Asproni, 24 Cagliari | ConsulMedia 2009 | Powered by jAPS – Java Agile Portal System

Vai su