Associazione ciechi ipovedenti retinopatici sardi
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11 gennaio 2013
I progetti personalizzati tra rinvii, incertezze, distorsioni e discriminazioni
Con la tardiva approvazione e l’attesa e definitiva pubblicazione della delibera regionale sui progetti personalizzati (del. 48/46/2012 e poi 51/15 ex l.162/98), la Giunta Regionale della Sardegna a fine anno ripropone, e quindi conferma, il provvedimento dell’anno precedente con tutte le negatività da tempo sottolineate dalle organizzazioni delle persone con disabilità.
Infatti, le colpevoli incertezze e i programmati ritardi sono stati l’ulteriore pretesto per evitare di assumere scelte coerenti ed eque a dispetto delle frettolose magniloquenze.
Nella recente deliberazione permane ancora per il prossimo programma del 2013 l’ingiustificato ricorso ad un’altra valutazione medica; permane il criterio discriminatorio dell’età e della patologia anziché della disabilità; perdura l’assenza di distinzione fra servizi e prestazioni di assistenza generica diventata ormai preminente rispetto all’assistenza socio-sanitaria personale.
Lo stesso meccanismo di formazione dell’entità di finanziamento impone, peraltro, una spasmodica e affannosa accumulazione di punti che dovrebbero costituire il punteggio per essere inquadrati in fasce di riferimento per il contributo regionale. Un punto di differenza può dar luogo ad una maggiorazione del contributo di ben 1.500 euro!
Ancora una volta non si parte dal bisogno ma si assumono criteri di valutazione che danno luogo a distorsioni nelle finalità, a varie disparità di trattamento e a vere e proprie discriminazioni.
Stessa età, stessa disabilità e diversa patologia danno luogo a diverso finanziamento. Identico bisogno ma diversa età producono disparità di finanziamento. Valutazioni approssimate o diverse, per identica disabilità, possono produrre diverso punteggio, una diversa fascia e quindi un diverso contributo.
Si tratta di scelte inique e punitive che producono ricadute negative; scelte che negli anni sono state sistematicamente denunciate ai responsabili politici e all’assessorato regionale competente. Tuttavia, a distanza di ben 5 anni, non sono state apportate le opportune modifiche.
Con un atteggiamento propositivo e lineare le associazioni e le organizzazioni sociali hanno, ripetutamente negli anni, proposto numerose modifiche, finalizzate a superare l’impostazione generale, le specifiche scelte valutative e l’esigenza di riportare nel territorio e nei comuni le funzioni di valutazione di presa in carico per il soddisfacimento delle aspettative delle persone con disabilità.
A parere delle organizzazioni sociali e delle associazioni occorre innanzitutto mettere mano per eliminare clamorose discriminazioni, quali il criterio dell‘età, della patologia o la sua insorgenza, per far posto ad una concezione moderna della disabilità, superando ogni forma di commistione fra servizi alla persona e servizi assistenziali generici.
Al di là delle affermazioni pubbliche alle quali sistematicamente non seguono comportamenti coerenti, era importante abolire la visita medica per la compilazione della scheda salute; aumentare il punteggio sulla condizione personale rispetto al contesto socio-familiare; diversificare fra diversi servizi e prestazioni e abolire le cosiddette fasce foriere di vistose diseguaglianze e distorsioni.
Sono solo alcune essenziali modifiche che potevano essere già apportate nel provvedimento che è andato in discussione nei giorni di fine anno (!) alla 7° commissione competente del Consiglio Regionale della Sardegna che non ha accolto la nostra richiesta di audizione.
Le associazioni si sono poste a disposizione, hanno elaborato e avanzato un’impostazione moderna per superare l’esperienza, condotta in questi anni, sulle modalità di finanziamento dei progetti personalizzati e poter riaffermare in modo coerente le vere finalità della legge 162/98 che persegue innanzitutto il miglioramento e l’elevamento dei livelli di autonomia delle persone con disabilità e lo sgravio della famiglia. Non è in discussione il modello, ma sono in discussione le modalità e i criteri non disinteressati con cui nell’arco di dodici anni si sono perseguite scelte e valutazioni diseguali e inique.
Per rilanciare la validità del modello dei progetti personalizzati occorre distinguere tra disabilità e non autosufficienza, tra disabilità e povertà e tra interventi personalizzati e prestazioni assistenziali. C’è l’esigenza di valorizzare maggiormente il modello basato sulla co-progettazione allargata, sulla programmazione delle prestazioni appropriate e personalizzate ma c’è anche la necessità di trovare un corretto equilibrio tra il perseguimento dell’autonomia e lo sgravio per la famiglia. Serve, perciò, realizzare nel contesto territoriale una progettazione congiunta che si avvalga del ruolo qualificato e responsabile del servizio sanitario regionale e degli enti locali.
Solo attraverso questo percorso partecipato si potrà affrontare il tema dell’ottimizzazione delle risorse e combattere gli sprechi, le sovrapposizione e le distorsioni.
Le organizzazioni delle persone con disabilità, nel ribadire un giudizio negativo sul provvedimento deliberato dalla Giunta Regionale e dalla commissione consiliare, auspicano per l’immediato futuro e senza ulteriori rinvii, una maggiore attenzione e una maggiore operatività per un confronto ampio e costruttivo degli amministratori regionali ad esclusivo favore di tanti cittadini sardi che nel silenzio si adoperano per affrontare le difficoltà della quotidianità e della sofferenza.
Cagliari, 7 gennaio 2013
Federazione Italiana Superamento Handicap, FISH-Sardegna onlus
Federazione Associazioni Nazionali Disabili, FAND-Sardegna onlus
Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili, ANMIC-Sardegna